SENTIRSI IN FAMIGLIA PER SUPERARE IL DISAGIO

L’impegno delle comunità-alloggio per adolescenti, gestite dalla Cooperativa Servizi Sociali in collaborazione con il Consorzio Solidarietà. Tra i punti di forza, percorsi personalizzati miranti al raggiungimento dell’autonomia.

di Maria Chiara Cugusi

Percorsi personalizzati, miranti al superamento dei comportamenti devianti, al raggiungimento dell’ autonomia tramite l’ accoglienza in  un ambiente familiare con relazioni educative significative. Sono i punti cardine dell’attività delle ‘Comunità alloggio per adolescenti’, gestite dalla Cooperativa Servizi Sociali, in stretta collaborazione con il Consorzio Solidarietà.

Diciassette ragazzi in tutto,  tra i 13 e i 18 anni, accolti nelle due strutture di Capoterra: la prima, aperta nel 2004 e la seconda che ha iniziato la sua attività lo scorso settembre, per far fronte a una richiesta sempre crescente. Ragazzi ‘difficili’, alcuni allontanati dalle proprie famiglie in seguito a provvedimenti amministrativi, altri impegnati nella cosiddetta ‘messa alla prova’, cioè in misure alternative alla detenzione, stabilite dal Tribunale per i Minorenni in carico al Servizio Sociale per i minorenni del Centro di Giustizia Minorile della Sardegna.  La collaborazione con quest’ultimo è iniziata da qualche anno, a conferma dell’impegno crescente nel sostegno dei minori e delle famiglie in difficoltà intrapreso dalla Cooperativa da oltre vent’anni, dapprima con la co-gestione di alcuni servizi insieme alla Provincia, poi con la creazione, appunto, delle due comunità per minori disagiati .

Una sfida accolta con totale dedizione: “L’obiettivo è fare in modo che i ragazzi si sentano a casa – spiega Laura Manca, responsabile delle due comunità  -, aiutarli a riconquistare una dimensione di normalità, come la possibilità di andare a scuola tutti i giorni”. Percorsi stabiliti in base alle singole esigenze e portati avanti grazie alla presenza costante di operatori-educatori e psicoterapeuti. I tempi di permanenza nelle strutture variano a seconda della ‘gravità’delle situazioni: alcune volte è lo stesso Tribunale per i Minorenni a valutare la possibilità di un allungamento dei percorsi.

Il punto di forza è la sinergia con i servizi sociali del territorio: “Il lavoro costante di rete – spiega Laura Manca – è funzionale alla riuscita dei percorsi”. Senza dimenticare il dialogo costante con le famiglie di origine, portato avanti, là dove è possibile, grazie alla collaborazione con i servizi sociali. “Gli obiettivi – continua la responsabile – vengono definiti all’inizio dell’accoglienza e, di volta in volta, monitorati. Si tratta di un percorso graduale di maturazione, finalizzato al raggiungimento dell’autonomia”.

Al termine dei percorsi, si punta all’accompagnamento in uscita dalle comunità, grazie a progetti personalizzati di inclusione sociale finanziati dalla Regione che prevedono  interventi concordati e sinergici tra la Comunità, i Comuni di provenienza dei ragazzi,  che tramite la figura del tutor, li supportano costantemente nella ricerca di un’abitazione e nell’inserimento professionale.