CEDIS, l’inserimento lavorativo oltre i pregiudizi

L’impegno della cooperativa socia del Consorzio Solidarietà, per accompagnare e sostenere le persone svantaggiate. L’obiettivo, la promozione di percorsi individuali e la valorizzazione delle competenze acquisite

Promuovere l’inserimento lavorativo, superando pregiudizi e stereotipi. È l’impegno della cooperativa di tipo B CE.DI.S. – Centro Distribuzione e servizi, socia del Consorzio Solidarietà, costituita nel ’97 come cooperativa di produzione al lavoro, e dal 2005 , diventata cooperativa sociale per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.
Attività di back office, supporto amministrativo, bancario, servizio di corriere, a favore di diversi enti, tra cui la Asl 8, l’Inail e la Terna, Bnl-Bnp Paribas, Banco di Sardegna: i percorsi lavorativi vengono attivati tenendo conto delle singole capacità ed esperienze pregresse. Il primo passo è l’attivazione di tirocini, a cui, nella maggior parte dei casi, seguono le assunzioni, talvolta a tempo indeterminato.
Gli utenti hanno dai 25 ai 50 anni circa, caratterizzati da diverse forme di svantaggio fisico e psichico.“Le persone ci vengono segnalate da alcuni enti pubblici – spiega Livio Perboni, presidente della Cooperativa – : dopo aver raccolto ed esaminato i loro dati, esigenze, esperienze lavorative pregresse, decidiamo se incontrarle o meno, inizialmente attraverso la mediazione dell’ente segnalatore, poi con colloqui personali, diretti. Infine, dopo un ultimo confronto con l’ente di riferimento, decidiamo se inserire la persona all’interno di tirocini formativi per acquisire alcuni requisiti mancanti, in modo che ad essi possa seguire l’assunzione”.
La parola d’ordine è valorizzare le capacità personali, al di là di diffidenze e luoghi comuni. “L’inserimento – continua Perboni – dipende dalle attitudini e competenze acquisite: abbiamo alcune persone, che provengono dal servizio di salute mentale, molto capaci nella programmazione dei computer e nella creazione di database”. E i risultati si vedono: “Nel corso degli anni, ci sono state varie assunzioni a tempo indeterminato e alcune persone sono diventate socie della cooperativa. Ciò che ci gratifica e ci spinge ad andare avanti è vederle trasformarsi, vincere la paura di non essere accettate, emanciparsi, passare da una situazione di assistenzialismo a un’apertura verso il mondo del lavoro”. Un percorso spesso complicato: “Le difficoltà – spiega Perboni – derivano dai candidati stessi, che spesso sono diffidenti, hanno paura di essere discriminati; invece, poi, superano pian piano i problemi di inserimento quando riescono ad instaurare una relazione umana, attenta alle loro necessità”.
La determinazione si intreccia all’apertura verso i più deboli, nella volontà di associare il proprio lavoro a una finalità sociale, che va oltre le ore ‘d’ufficio’: “Siamo riusciti, nel corso del tempo – aggiunge Perboni -, a diventare un ambiente accogliente, aiutando anche gli altri enti, spesso impreparati in questo senso. Abbiamo puntato sulla formazione, organizzando incontri con formatori, psicologi del lavoro, dotati di una preparazione specifica sul disturbo mentale, che ci hanno affiancato in questo percorso. Anche durante i tirocini e le assunzioni siamo costantemente presenti; a volte, alcuni entrano in crisi e interrompono i percorsi, perché si riaffacciano i problemi circa l’essere accettati o meno dall’ambiente in cui si lavora. Verso di loro talvolta svolgiamo un’azione di rassicurazione, per spronarli a riprendere la propria attività: c’è tutto un bagaglio ulteriore rispetto al nostro dovere dell’inserimento lavorativo, un’attenzione profonda verso lepersone che seguiamo”.